
“Voi avete un grande modello di Santità, professionalità e umiltà. La Chiesa ha molto bisogno del vostro aiuto per cui vi chiedo di “non mollare” ( ha sottolineato il significato forte che ha questa parola nella lingua italiana), di andare avanti con fiducia e speranza. Il vostro carisma è attuale, per questo rinnovate la vostra adesione e il vostro entusiasmo. Che la Vergine Santissima e San Massimiliano vi aiutino ad essere ardenti missionari dell’amore e della misericordia di Gesù Cristo. Prega, pregate per me e per la Chiesa in questo momento di purificazione. Vi ringrazio della vostra fedeltà alla Chiesa e vi accompagno con la mia preghiera. Benedico voi e tutte le persone che ricevono il vostro apostolato.”
P. Kolbe nel magistero dei Papi
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San Paolo VI.
“P.Kolbe vede Maria inserita nel disegno divino, come la piena di grazia, come la sede della Sapienza, come la predestinata alla Maternità di Cristo. «Maria è Colei mediante la quale gli uomini arrivano a Gesù, e Colei mediante la quale Gesù arriva agli uomini». Non è da rimproverare il nostro Beato, né la Chiesa con lui, per l’entusiasmo che è dedicato al culto della Vergine.
Il Concilio ci ha confermati in queste certezze, ed ora dal cielo Padre Kolbe ci insegna e ci aiuta a meditarle e a viverle. Questo profilo mariano del nuovo Beato lo qualifica e lo classifica fra i grandi santi e gli spiriti veggenti, che hanno capito, venerato e cantato il mistero di Maria….
Il suo nome resterà fra i grandi, svelerà quali riserve di valori morali fossero giacenti fra quelle masse infelici, agghiacciate dal terrore e dalla disperazione” (Beatificazione -17 ottobre 1971).
«Come non ricordare, immagine luminosa per la nostra generazione, l’esempio del beato Massimiliano Kolbe, genuino discepolo di san Francesco? Durante le prove più tragiche, che insanguinarono la nostra epoca, egli si offrì spontaneamente alla morte per salvare un fratello sconosciuto; e i testimoni ci riferiscono che il luogo delle sofferenze, ch’era di solito come un’immagine dell’inferno, fu in qualche modo cambiato, per i suoi infelici compagni come per lui stesso, nell’anticamera della vita eterna dalla sua pace interiore, dalla sua serenità e dalla sua gioia» (9 maggio 1975).
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San Giovanni Paolo II
Desidero rivolgere lo sguardo sul mistero dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria con l’occhio spirituale di san Massimiliano Kolbe. Il modello sublime dell’Immacolata illuminò e guidò la sua intera esistenza sulle strade del mondo e fece della sua morte eroica nel campo di sterminio di Auschwitz una splendida testimonianza cristiana e sacerdotale.
Con l’intuizione del santo e la finezza del teologo, Massimiliano Kolbe meditò con acume straordinario il mistero della Concezione Immacolata di Maria alla luce della Sacra Scrittura, del Magistero e della Liturgia della Chiesa, ricavandone mirabili lezioni di vita.
Egli è apparso nel nostro tempo profeta e apostolo di una nuova “era mariana”, destinata a far brillare di vivida luce nel mondo intero Gesù Cristo e il suo Vangelo.
Questa missione che egli portò avanti con ardore e dedizione, “lo classifica - come affermò Paolo VI nell’Omelia per la sua beatificazione - tra i grandi santi e gli spiriti veggenti che hanno capito, venerato e cantato il mistero di Maria”.
“Padre Massimiliano Maria Kolbe ha riaffermato il diritto esclusivo del Creatore alla vita dell’uomo innocente e ha reso testimonianza a Cristo e all’amore, con il sacrificio di tutta la sua vita, sigillata con la morte di martire “per un fratello”. Sin dagli anni della giovinezza lo permeava un grande amore verso Cristo e il desiderio del martirio. L’ispirazione di tutta la sua vita fu l’Immacolata, alla quale affidava il suo amore per Cristo e il suo desiderio di martirio. Padre Massimiliano concepiva la sua collaborazione con la Grazia divina come una milizia sotto il segno dell’Immacolata Concezione. Con questo contrassegno è stato marcato anche tutto il suo apostolato, sia nella patria come nelle missioni.
Massimiliano non morì, ma “diede la vita... per il fratello”. E in questa sua morte umana c’era la trasparente testimonianza data a Cristo: la testimonianza data in Cristo alla dignità dell’uomo, alla santità della sua vita e alla forza salvifica della morte (Roma, 8.12.1982).
Si può dire che il più perfetto modello lasciatoci dal Redentore del mondo sia stato assunto in quell’atto con un eroismo totale e insieme con un’enorme semplicità. Il Padre Massimiliano prende la decisione nella quale si manifesta al tempo stesso la maturità del suo amore e la forza dello Spirito Santo, e compie questa decisione evangelica fino in fondo: dà la vita per un fratello.
Massimiliano Kolbe “non subì” la morte, ma “diede la vita” per un fratello. In questo c’è la vittoria morale sulla morte. “Dare la vita per un fratello” vuol dire diventare ministro della propria morte.
Massimiliano Kolbe penetrò nel mistero dell’Immacolata Concezione in modo particolarmente profondo, particolarmente sintetico: non in astratto; ma attraverso il vivo contesto di Dio-Trinità, Dio che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e attraverso il vivo contesto dei disegni salvifici di Dio a riguardo del mondo.
Ecco le sue parole: “Cerchiamo sempre di più, ogni giorno di più, di avvicinarci all’Immacolata; in questo modo ci avvicineremo sempre di più al Sacratissimo Cuore di Gesù, a Dio Padre, a tutta la Santissima Trinità, perché nessuna creatura sta così vicina a Dio come l’Immacolata. In questo modo avvicineremo pure tutti i vicini al nostro cuore all’Immacolata e al buon Dio”.
Tutte le iniziative apostoliche di Padre Massimiliano Kolbe testimoniano che il mistero dell’Immacolata Concezione era al centro della sua coscienza.
È un programma evangelico. Un programma difficile ma possibile.
San Massimiliano era sacerdote. è stato la viva incarnazione di ciò che è il sacerdote, della missione cui è chiamato il sacerdote cattolico. Così, infatti, egli rispose a Oswiecim, alla domanda “Chi sei?”: “Un sacerdote cattolico”.
Nel periodo postconciliare, nel mondo, sono sorti diversi dubbi, ma Dio, prima del Concilio, ha preparato un figlio della terra polacca, figlio di san Francesco, perché fosse la viva risposta qui, oggi a Niepokalanów.
(Niepokalanów, 18 giugno 1983).
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Benedetto XVI
Nel 2005, in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù, Benedetto XVI, che alla presenza di circa un milione di giovani, assiepati sulla spianata di Marienfield proporrà Massimiliano Kolbe come uno dei più importanti santi “dei nostri tempi”.
Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore: “Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Roma, 9 agosto 2006)
“A san Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: “L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore”. E dell’amore fu eroica prova la generosa offerta che egli fece di sé in cambio di un suo compagno di prigionia, offerta culminata nella morte nel bunker della fame, il 14 agosto del 1941.
“Ave Maria!”: fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità. Mentre ci prepariamo a celebrare la solennità dell’Assunzione, che è una delle ricorrenze mariane più care alla tradizione cristiana, rinnoviamo il nostro affidamento a Colei che dal Cielo veglia con amore materno su di noi in ogni momento. Questo in effetti noi diciamo nella familiare preghiera dell’Ave Maria, chiedendoLe di pregare per noi “adesso e nell’ora della nostra morte”. (Roma, 13.08.2008).
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Francesco
E’ rimasto a lungo, da solo, in preghiera, “nel bunker della fame”. E quindici minuti trascorse nella penombra della cella 18 – la cosiddetta “cella della fame” - in cui fu rinchiuso san Massimiliano Kolbe, Una scelta mirata e ragionata quella del Pontefice di condurre le circa due ore di visita ad Auschwitz nel totale silenzio. Un modo per urlare al mondo che, ancora, dopo quasi ottant’anni, non c’è alcun verbo sufficiente a descrivere la logica perversa che generò quell’abisso di crudeltà ricordato nella storia come Shoah.
“Solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi”. Lo ha scritto Papa Francesco, in un tweet, nel giorno in cui la chiesa celebra la memoria di padre Massimiliano Kolbe, il santo polacco, morto martire ad Auschwitz. (14.08.2018).
