
Matricola 16670
Entrando nel campo di Oswiecim (Auschwitz), P. Massimiliano Kolbe venne spogliato dei suoi abiti religiosi e rivestito di una casacca a righe, come tutti gli altri prigionieri; venne reso “innominato” ma solo “numerato”, come tutti gli altri prigionieri. A lui toccò il numero di “matricola 16670”.
Gli uomini possono misconoscere e depravare la dignità della persona umana, ma davanti a Dio ogni essere umano è sempre “prezioso ai miei occhi; tu sei degno di stima e io ti amo” (Is. 43,4).
P. Massimiliano testimonia con la vita e, prestando la voce a Dio, fa riecheggiare in tutto il mondo questa verità!
Ecco il suo grido:
“Sono un prete cattolico. Voglio morire al posto di quell’uomo. Lui ha moglie e figli! ”
A Maria Kolbe, Cracovia da Auschwitz [Oświęcim], 15 VI 1941
Mittente:
Nome: Kolbe Rajmund
Nato: 8 I 1894
N. matr.: 16670
Mia amata Mamma,
Verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz (Oświęcim).
Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto. Sarebbe bene non scrivermi prima che io ti mandi un'altra lettera, perché non so quanto tempo rimarrò qui.
Con cordiali saluti e baci.
Kolbe Raimondo (SK 961)
Niepokalanów, 17 settembre 1939,nel giorno del primo saccheggio a cui ciò conseguirà il primo arresto di San Maksymilian Maria Kolbe, del Beato Pius Maria Bartosik e di altri confratelli del convento.
(Foto di proprietà del santuario e della M.I. polacca)
Testimonianza della madre, Maria, in una lettera che lei scrisse ai Frati Francescani del Convento di Cracovia, due mesi dopo la morte del figlio Raimondo/Massimiliano
“Sapevo già da prima che Padre Massimiliano sarebbe morto martire. Non ricordo se la cosa sia avvenuta dopo o prima della sua prima confessione. Una volta non mi era piaciuto in lui qualcosa e gli dissi: “Raimonduccio, chissà che cosa sarà di te”. Dopo non ci pensai più, ma osservai che il bambino cambiò in modo da non potersi riconoscere.
Avevamo un piccolo altare nascosto, presso il quale si recava spesso senza farsi scorgere e vi pregava piangendo. In generale si mostrava al di sopra della sua età infantile per il comportamento, essendo sempre raccolto e serio e quando pregava era in lacrime.
Mi preoccupava se non fosse per caso ammalato e perciò gli domandai: Cosa succede in te? E cominciai ad insistere: devi raccontare ogni cosa alla tua mamma. Tremante per l'emozione e con le lacrime agli occhi mi disse:
“Mamma, quando mi rimproverasti, pregai molto la Madonna di dirmi cosa sarebbe stato di me. E in seguito, trovandomi in Chiesa, La pregai nuovamente; allora mi è apparsa la Madonna tenendo nelle mani due co rone; una bianca e l'altra rossa. Mi guardava con affetto e mi chiese se avessi voluto quelle corone. La bianca significava che avrei perseverato nella purezza, e la rossa che sarei stato martire. Risposi che accettavo... Allora la Madonna mi guardò dolcemente e scomparve”.
“Egli ne era sempre compreso e, in ogni occasione, con il viso raggiante accennava alla sua desiderata morte di martire”.
La mamma di P. Kolbe lo ricorda così