Come è sorta la Milizia dell'Immacolata?
Discorrevo con i chierici miei confratelli sulla miserevole condizione del nostro Ordine (Frati Minori Conventuali) e sul suo avvenire. E in quei momenti si imprimeva nel mio animo la seguente idea: o rimettere in piedi o mandare all'aria. Provavo un vivo dispiacere per quei giovani che entravano da noi spesso con ottima intenzione e il più delle volte smarrivano il loro ideale di santità proprio in convento. Ma non sapevo bene come fare.
Ricordo che nel seminario minore un giorno con la faccia a terra promisi alla Ss. Vergine Maria che avrei combattuto per Lei. Come? Non lo sapevo, tuttavia immaginavo una lotta con armi materiali; e per questo motivo confidai al padre Maestro questa mia difficoltà ad entrare nello stato religioso. Egli trasformò quella mia decisione nell'impegno di recitare ogni giorno il “Sub tuum praesidium”, preghiera che ho sempre recitato, pur sapendo ormai quale fosse la battaglia che stava a cuore all'Immacolata
L'Immacolata mi attirava molto fortemente.
Allorché a Roma la massoneria uscì allo scoperto in modo sempre più audace, portando i propri stendardi sotto le finestre del Vaticano - e sul vessillo nero dei seguaci di Giordano Bruno aveva fatto dipingere s. Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero, e in foglietti di propaganda inveiva apertamente contro il santo Padre - nacque l'idea di istituire una associazione che si impegnasse nella lotta contro la massoneria e gli altri servi di Lucifero. Per accertarmi che tale idea venisse dall'Immacolata, interpellai il mio direttore spirituale di quegli anni, il p. Alessandro Basile, gesuita, confessore ordinario degli alunni del Collegio. Ottenuta l'assicurazione da parte della santa obbedienza, mi proposi di dare inizio all'opera.
Durante le vacanze, in una partita di calcio incominciò a venirmi il sangue alla bocca. Mi trassi in disparte e mi distesi sull'erba. Si prese cura di me fr. Girolamo Biasi. Sputai sangue per un bel po' di tempo.
Mi rallegravo al pensiero che forse ero già al termine della mia vita. Le medicine non riuscivano a stagnare il sangue, che continuava ad uscire. Durante quei giorni venivano spesso a visitarmi fr. Girolamo Biasi, P. Giuseppe Pal, fr. Antonio Głowiński, fr. Quirico Pignalberi, fr. Antonio Mansi, e fr. Enrico Granata, e li misi al corrente dell'idea di dare inizio all'associazione.
Tuttavia, misi come condizione che ciascuno di essi interrogasse innanzi tutto il proprio padre spirituale, per accertarsi della volontà di Dio.
Oltre a questi che appartenevano alla M.I., nessuno in Collegio sapeva dell'esistenza dell'associazione. Solo il rettore, p. Stefano Ignudi, ne era al corrente e la M.I. non faceva nulla esternamente senza il suo permesso, poiché ciò era l'espressione dell'obbedienza, la volontà dell'Immacolata.
Così, dunque, con il consenso del P. Rettore, il 17 ottobre 1917 ebbe luogo la prima riunione dei primi sette componenti, vale a dire: p. Giuseppe Pal, rumeno; fr. Antonio Głowiński, diacono rumeno (morto il 18 X 1918); fr. Girolamo Biasi, della Provincia padovana (morto nel 1929); fr. Quirico Pignalberi, della Provincia romana; fr. Antonio Mansi, della Provincia napoletana (morto il 31 X 1918); fr. Enrico Granata, della Provincia napoletana; io stesso. La riunione ebbe luogo di sera, in segreto, in una cella interna chiusa a chiave. Di fronte a noi vi era una statuetta dell'Immacolata fra due candele accese.
Fr. Girolamo Biasi fece da segretario. Lo scopo di quella prima riunione fu la discussione del “programma della M.I.” (la pagella d'iscrizione), tanto più che il p. Alessandro Basile, che era confessore anche del Papa Benedetto XV, aveva promesso di chiedere al santo Padre la benedizione per la M.I.
Per più di un anno dalla prima riunione non si verificò alcuno sviluppo nella M.I., anzi, contrarietà di vario genere si accumularono fino al punto che talvolta gli stessi componenti si sentivano imbarazzati a parlarne tra loro; anzi uno di essi cercava addirittura di convincere gli altri che la M.I. era qualcosa di inutile.
Fu allora che si trasferirono presso l'Immacolata, con meravigliosi segni di elezione, p. Antonio Głowiński e, una decina di giorni dopo, fr. Antonio Mansi, a causa della febbre spagnola. Quanto a me, le condizioni dei miei polmoni subirono un aggravamento: quando tossivo, sputavo sangue; e questo fu l'inizio del cambiamento.
Esonerato dalla scuola, approfittai di quel tempo per trascrivere il “Programma della M.I.” e lo consegnai al Rev.mo P. Generale, allo scopo di ottenere la sua benedizione scritta. “Foste almeno in dodici...”, disse il Rev.mo P. Generale. Scrisse la sua benedizione ed espresse il desiderio che la M.I. si propagasse tra i nostri giovani. Da quel momento i nuovi aderenti cominciarono ad aumentare sempre più.
In quel primo periodo di vita della Milizia, l'attività consisteva - oltre che nella preghiera privata - nella distribuzione delle medagliette dell'Immacolata, dette “medaglie miracolose”. In un'occasione lo stesso Rev.mo P. Generale ci diede del denaro, affinché ne acquistassimo (SK 1278).

“Ricordo che nel seminario minore un giorno con la faccia a terra promisi alla Ss. Vergine Maria che avrei combattuto per Lei. Come? Non lo sapevo…”